Truffa informatica su conto corrente

Truffe informatiche su conti correnti bancari

“E’ con grande soddisfazione che accogliamo la pronuncia dell’arbitro bancario finanziario, uno strumento che si è rivelato assai utile e molto snello per risolvere una controversia piuttosto spinosa”, afferma l’avv. Corrado Brancati. Il caso è quello di una truffa bancaria, perpetrata da ignoti mediante il furto delle credenziali di accesso al sistema di home banking di una famiglia pesarese.

Forse sfruttando un sistema di phishing via mail o forse attraverso l’installazione di un virus sul cellulare, il truffatore informatico era riuscito attraverso due bonifici a svuotare il conto corrente della famiglia, trasferendo oltre 21.000 euro su un conto corrente in Germania.

L’ammanco sul conto corrente veniva segnalato immediatamente alla banca che riusciva a bloccare uno dei due bonifici. Fatta la denuncia alla Procura della Repubblica, l’avvocato Brancati su incarico dei clienti chiedeva all’istituto bancario il rimborso dei 9.000 andati perduti. “Abbiamo da subito notato alcune anomalie; in primo luogo il titolare del conto corrente non aveva ricevuto alcuna notifica di avviso del compimento delle operazioni, come previsto invece dalla normativa; in secondo luogo ci siamo chiesti perché operazioni così singolari, come due bonifici successivi ad un conto estero che andavano a svuotare completamente un conto corrente, non fossero state bloccate preventivamente dall’istituto bancario, in attesa di chiedere conferma al titolare del conto della sua reale volontà di procedere. Ma l’istituto bancario ha rifiutato la richiesta di rimborso negando ogni sua responsabilità, senza peraltro chiarire come tecnicamente i bonifici fossero stati autorizzati. In via transattiva ci veniva offerto il ristoro della metà delle somme, che però i clienti hanno deciso di rifiutare”.

E’ a quel punto che i malcapitati si sono rivolti all’arbitro bancario finanziario per chiedere giustizia. “Nel corso dell’istruttoria, continua l’avvocato Brancati, è emerso che il sistema informatico della banca avrebbe correttamente inviato dei messaggi di preavviso, messaggi peraltro mai ricevuti dal cliente. La banca non è riuscita in alcun modo a spiegare come fosse stato possibile per un terzo acquisire contemporaneamente la password, il codice utente e altresì il controllo del cellulare del cliente. La situazione è di fatto rimasta dal punto di vista tecnico abbastanza avvolta nel mistero, in quanto parrebbe frutto di una truffa informatica di alto livello tecnologico. Tuttavia l’arbitro bancario finanziario ha riconosciuto la buona fede del cliente e ha evidenziato come fosse onere della banca spiegare le modalità informatiche attraverso cui tale truffa fosse stata possibile e in che modo il cliente avesse reso possibile il furto delle sue credenziali: in mancanza della prova della colpa del cliente, è infatti la banca che deve garantire un sistema informatico di assoluta sicurezza nell’esecuzione delle operazioni.”

Ora l’istituto bancario ha trenta giorni per eseguire la sentenza emessa dall’arbitro e ristorare la famiglia del danno subito.

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